UNA RIFLESSIONE DEL CUSTODE PONTIFICIO, L’ARCIVESCOVO MONS. CESARE NOSIGLIA
Scientificità, neutralità
Nel corso dei secoli, e con maggiore frequenza negli ultimi anni, ci sono stati molti tentativi di affrontare l’autenticità della Sindone. Hanno avuto il loro momento di pubblicità con titoli e articoli di giornali che davano per valida la loro ricerca e le loro conclusioni ma in molti casi si sono dimostrati scientificamente inattendibili. Gli studi e le ricerche – se condotte con criteri di scientificità e senza ipotesi pregiudiziali – stimolano a un confronto sereno e costruttivo, a conferma di quanto affermava San Giovanni Paolo II: «La Sindone è una costante provocazione per la scienza e l’intelligenza».
È toccato e toccherà anche questa volta ad altri scienziati e studiosi promuovere un dibattito ed eventualmente contestare sul piano scientifico o sperimentale la validità e solidità della ricerca compiuta. È comunque un dibattito che riguarda gli studiosi e scienziati che vogliono cimentarsi in questa impresa.
Credo tuttavia che vada ribadito un principio fondamentale che deve guidare chi desidera affrontare con metodo rigorosamente scientifico questioni complesse come questa: è il principio della neutralità, perché se si parte da un preconcetto e si orienta la ricerca per dimostrarlo facilmente si giungerà a confermarlo… In questo caso non sono più i fatti che contano, ma le idee precostituite vanificando così quella neutralità propria della scienza rispetto alle convinzioni personali.
Tutto ciò però non inficia minimamente il significato spirituale e religioso della Sindone quale icona della passione e morte del Signore come l’ha definita l’insegnamento dei pontefici. Nessuno può negare l’evidenza del fatto che contemplare la Sindone è come leggere le pagine di Vangelo che ci raccontano la passione e morte in croce del Figlio di Dio. Quindi la Sindone che pure non è oggetto di fede, aiuta però la fede stessa perché apre il cuore di chi l’avvicina e la contempla a rendersi consapevole di ciò che è stata la passione di Gesù in croce e quindi di quell’amore più grande che lui ci ha dimostrato subendo terribili violenze fisiche e morali per la salvezza del mondo intero. Questo è sempre stata ed è tutt’oggi la ragione per cui milioni e milioni di fedeli in tutto il mondo venerano, pregano e contemplano la Sindone e ne traggono speranza per la loro vita di ogni giorno.
Dichiarazione del prof. Paolo Di Lazzaro
In merito alle informazioni diffuse ieri da quotidiani e televisioni il prof. Paolo Di Lazzaro, direttore di ricerca dell’Enea e vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino, ha rilasciato questa dichiarazione.
L’articolo pubblicato sul Journal of forensic sciences fa riferimento agli esperimenti condotti dai proff. Borini e Garlaschelli nel 2014, di cui si era già discusso a suo tempo, con l’integrazione di nuovi tentativi sperimentali. Pur contenendo vari elementi di interesse, credo le modalità con cui tali sperimentazioni sono state condotte avrebbero bisogno di integrazioni e specifiche attenzioni, per essere considerate scientificamente valide e autorevoli.
Le misure delle colature di sangue in laboratorio sono effettuate usando un volontario in buone condizioni di salute sulla cui pelle pulita si è versato sangue fluido contenente un anticoagulante. Queste condizioni a contorno sono molto diverse da quelle presenti sulla Sindone: non tengono infatti conto della presenza sulla pelle dell’uomo della Sindone di terriccio, sporcizia, sudore, ematomi da flagellazione e nemmeno della accentuata viscosità del sangue dovuta alla forte disidratazione. Non è possibile pensare di riprodurre condizioni realistiche delle colature di sangue sul corpo di un crocifisso senza considerare tutti questi fattori che vanno a influenzare in modo importante il percorso delle colature di sangue.