Il dono più prezioso che, come Chiesa di Torino, abbiamo da offrire all’incontro europeo dei giovani di Taizé è la nostra amicizia, l’accoglienza che abbiamo già cominciato a preparare. Per noi quelli del dicembre 2020 saranno giorni di grande gioia: per i nostri giovani, per le comunità parrocchiali e le famiglie che offriranno l’ospitalità. Gioia, e anche curiosità. Oggi crediamo di sapere tutto del mondo, perché basta digitare qualche parola sullo schermo del nostro telefonino. Ma in realtà non è così: non c’è nulla che possa sostituire il fascino, il mistero, la felicità di un incontro tra persone vere. Ecco allora: avere con noi giovani di tutta Europa, parlare, pregare insieme, accompagnarli nella nostra città è un dono che ci prepariamo fin da ora a gustare.
Insieme con l’accoglienza cordiale la Chiesa di Torino intende offrire un altro dono: la contemplazione della Sindone, dedicata ai partecipanti dell’incontro di Taizé. Questa immagine affascinante e misteriosa che richiama e conserva nella nostra memoria i tratti del volto e del corpo del Signore risorto è un patrimonio della intera Chiesa che noi di Torino abbiamo l’onore di conservare e custodire.
Anche l’immagine della Sindone si trova dappertutto, in rete e nelle fotografie. Ma poter contemplare il Telo così com’è, nella nostra cattedrale dove è custodito, è un’esperienza molto più ricca. Perché quei momenti di contemplazione si vivono insieme, perché fanno parte del pellegrinaggio comune dei giovani come dell’umanità intera. Perché, ancora, quell’immagine ci interroga direttamente, sul senso della nostra vita e su che cosa stiamo facendo di essa. Papa Francesco, nel messaggio per l’ostensione straordinaria del 2013, ci aveva invitato non solo a guardare la Sindone, ma a «lasciarci guardare» da essa.
Frère Roger, il fondatore della Comunità di Taizé, parla della contemplazione come del momento «in cui l’essere è totalmente impregnato della realtà dell’amore di Dio (…) Si può dire che qui l’amore è la pietra di paragone: in relazione intima con l’amore di Dio, la contemplazione ci restituisce all’amore del prossimo (…) L’amore che noi portiamo agli altri continua ad essere il criterio dell’autenticità della nostra contemplazione» (L’oggi di Dio, pag. 47).
La contemplazione della Sindone, nei giorni dell’incontro di Taizé, sarà una delle proposte che la Chiesa offre ai giovani, insieme agli altri percorsi di conoscenza della spiritualità e della santità sociale torinese. E queste proposte andranno ad unirsi alle altre occasioni che la città intera offrirà al pellegrinaggio.
Sappiamo che la questione delle immagini è una «ferita» aperta in vari modi nella Chiesa di Cristo da almeno 13 secoli. Per noi qui non si tratta di riaprire questa ferita, ma di accogliere fraternamente quanti vorranno condividere la preghiera, in un clima di pieno rispetto reciproco e di fraternità che anima e caratterizza l’esperienza di Taizé fin dal suo inizio.
Nella Sindone la Chiesa cattolica non venera un oggetto. Si sente, invece, chiamata, provocata a meditare sulla passione e morte del Signore; e dunque su quelle esperienze di dolore che tutti attraversiamo.
Perché anche nella morte siamo fratelli!
A volte è difficile parlarne, nel nostro mondo che si vuole progredito, tecnologico, autosufficiente. Ma la contemplazione della Sindone non ci spinge non verso la morte, bensì all’amore, al servizio degli altri. In occasione delle ostensioni recenti ho voluto scegliere come motto «L’Amore più grande» (Gv 15, 13): nessuno, dice il Signore, ha un amore più grande di chi dà la vita per i propri amici. In quelle parole di Gesù si condensa il senso e l’insegnamento del nostro pellegrinaggio sulla Terra.
Mi auguro e auspico che molti giovani partecipino a questo incontro, e abbiano così la possibilità di fare una forte esperienza spirituale, ricca di fede e di amicizia. Anche la presenza di questi giovani nelle famiglie che li ospiteranno sarà un dono grande per tutta la città di Torino che potrà così mostrare ancora una volta al mondo la sua natura e caratteristica più apprezzata: quella dell’accoglienza e della fraternità condivisa verso tutti.
Mons. Cesare Nosiglia
Arcivescovo metropolita di Torino
Custode Pontificio della Sindone