LA MIRRA

(I magi) offrirono anche la mirra, penso, a indicare attraverso questo dono il patimento della morte. Osserva come anche i magi riconobbero che rimase Dio e divenne uomo, accettando la morte. Divenne come me per innalzare la nostra natura alla sua dignità. L’unione indissolubile realizza questa realtà, nel momento in cui unisce ad uno ciò che è proprio dell’altro. Perciò, pur essendo Dio, divenne uomo, affinché anche l’uomo divenisse Dio, elevato da questa unione alla gloria divina, poiché era uno e il medesimo ad essere glorificato come Dio e a soffrire la realtà umana.

Teodoto di Ancira – Omelia II, 5

Questo è il crocifisso che Giuseppe e Nicodemo, l’angelo e l’amico, depongono e ungono con una mistura di mirra e aloe, affinché colui che non ha amato la corruzione nel sepolcro non senta dall’inferno i vermi che non muoiono mai. Senza alcun dubbio Lui avrà, alla testa e ai piedi, angeli che guarderanno la sua entrata e lo condurranno fino al riposo

Piero della Cella – La scuola del chiostro 7 98,102

Una notte, siccome il crocifisso che lei aveva vicino al letto, inclinato su di lei, sembrava sul punto di cadere, lei lo raddrizzò e gli rivolse queste dolci parole “O mio dolcissimo piccolo Gesù, perché ti inclini così?” Le fu subito risposto:” L’amore del mio cuore mi attira verso di te” Allora, preso il crocifisso, lei lo strinse dolcemente al suo cuore, lo avvolse di carezze e lo coprì di baci dicendo “Il mio amato è per me come mirra profumata” E subito il Signore aggiunse, come togliendole la parola per continuare: “Riposa qui sul mio seno”.

Con questo le fece comprendere che tutti gli uomini dovranno avvolgere tutte le loro pene e le loro avversità, tanto dell’anima come del corpo, nella Santissima passione del Signore come uno stelo secco in un mazzo di fiori.

Gertrude d’Helfta – Opere spirituali, XLII, 1-13e

Guarda come avvolge il corpo e serra le sue braccia sul suo petto. Quel sant’ uomo poteva ben dire: “Mio bene amato, riposa sul mio petto come un sacchetto di mirra” (Cant 1,12). Sii allora il tesoro più prezioso del mondo e reggi i piedi oppure sostieni le braccia e le mani, o ancora raccogli gelosamente le gocce di questo sangue prezioso che vengano a cadere, e posa le tue labbra sulla polvere dei suoi piedi. Guarda anche il beato Nicodemo: con quella cura affettuosa lui toccò con le sue dita quelle membra così sante e le cosparse d’unguento; come, con il venerabile Giuseppe, lo avvolse nel lenzuolo e lo depose nella tomba.

Aelred De Rievaulx – La vita del recluso 31